Inizio
Una mia piccola compulsione, ve lo confesso, è mangiare solo una quantità dispari degli alimenti che possono essere contati.
In questo non c’è nessuna finalità restrittiva o di controllo. È solo che preferisco i numeri dispari, perché mi sembrano più spigolosi, più pratici. E contare mi aiuta a non mangiare in modo automatico, a volte.
Come quando si cammina cercando di non calpestare i bordi delle piastrelle, una sfida inutile ma divertente, che concentra l’attenzione sulla geometria del pavimento.
Generalmente la mattina mangio sette mandorle, o nove, o undici, o ogni tanto perdo il conto, lo ammetto. Ogni tanto mi dimentico o non ho voglia di mandorle e allora non le mangio. Quando le mangio il contare è uno sciocco espediente capace di riportarmi su quello che sto facendo, ossia mangiare.
Mandorla uno, mandorla due, mandorla pezzettino che vale come mezza mandorla e quindi poi devo trovarne un'altra rotta per far tornare il conto. È solo un gioco, che mi permette di non pensare a quello che dovrò fare durante la giornata e pensare invece all’adesso e al qui. Oggi ho fame? Quanta? Di cosa ho voglia? E così via.
Questo gesto innocuo, però, può molto facilmente diventare o sottintendere qualcos'altro. Quando? Quando il contare ha scopi restrittivi, di controllo, di imposizione. Quando diventa una regola.
Quando il numero che mi impongo (o mi impongono) di non superare è tassativo e non tiene conto della mia voglia e del mio bisogno di quello specifico alimento, delle variabili di fame e sazietà giornaliere e di quello che il mio corpo cerca di comunicarmi riguardo al cibo o alla mia fame. Quando il contare è uno stratagemma per controllare anche le calorie, i grassi, i carboidrati e conto, conto, continuando a contare quello che posso permettermi, quello che dovrei mangiare e quello che invece è proibito.
Oggi vi parlerò di quegli atteggiamenti che chi non è a dieta (quindi chi dice di non essere a dieta) può seguire, quasi inconsapevolmente, cadendo nello pseudo dietare, ossia in qualcosa che non è una dieta ma si basa sugli stessi meccanismi e quindi un pochino, in fondo e parzialmente, è come una dieta.
Meccanismi che non permettono di mangiare liberamente ma impongono cosa fare, dall’esterno, dall’alto. Meccanismi che originano dalle idee e non dai bisogni.
Lo pseudo dietare è caratterizzato da atteggiamenti piccoli e automatici che i vostri pensieri impongono al vostro corpo su basi spesso viziate da un modus operandi restrittivo interiorizzato.
Semplificando
Mondo delle idee
Oggi mangio poco perché ieri ho mangiato più di quanto dovessi. (Chi ha deciso cosa avresti dovuto mangiare? Tu, sulla base dei tuoi bisogni e delle tue necessità/possibilità/scelte, o altre persone sulla base di altri bisogni?)
Mondo dei bisogni (insieme al mondo delle idee)
Ho fame, sarà meglio che io non restringa ancora il cibo altrimenti arrivo a sera che sono famelic_ e finisco per inghiottire tutto quello che trovo oppure dormo di merda perché lo stomaco brontola.
Premessa
Il termine pseudo dietare (pseudo dieting in inglese) è un neologismo per cui spieghiamolo:
psèudo: che è simile ma non uguale.
dietare: verbo che rende molto l’idea in lingua inglese ma che si perde con la traduzione in italiano. Il dieting non è solo l’essere a dieta, ma anche una continuità (o meglio ciclicità) del comportamento dell’essere a dieta, un’abitudine alimentare consolidata e reiterata.
Dieting è proprio un verbo: il dietare, non solo in questo momento ma in generale.
Il dieter (il dietante, colui che è a dieta) non è solo la persona che sta facendo una dieta ma è anche colui che continua a tentare diete imperterrito (chronic dieter, il dietante cronico).
Quindi, quando pseudo dietiamo?
Gli esempi che seguono sono liberamente tratti e riarrangiati da una sezione del libro Intuitive Eating, 4th Edition: A Revolutionary Anti-Diet Approach di Evelyne Tribole e Elyse Resch (2020) e più nello specifico dal Capitolo 6 PRINCIPLE 1: Reject the diet mentality (Rifiutare la mentalità della dieta).
La seguente citazione proviene dal libro poc'anzi citato:
Molti dei nostri pazienti dichiarano Ho smesso di dietare ma hanno ancora dei problemi a smuovere la mentalità della dieta. Possono essere fisicamente usciti da una dieta ma i pensieri di restrizione del cibo rimangono.
Il problema è che i pensieri restrittivi (dieting thoughts) solitamente si traducono in comportamenti restrittivi (diet-like behaviors) che diventano uno pseudo dietare o un dietare inconsapevole.
Di conseguenza questi pazienti continuano a soffrire degli effetti collaterali del dietare, che sono però più difficili da individuare (e che li portano a sentire di non avere il controllo della loro alimentazione).
Questo genere di comportamento (di pseudo dieta) generalmente non è evidente per le persone che lo manifestano.
Contare meticolosamente i grammi di carboidrati o degli altri macronutrienti (grassi e proteine) non si discosta molto dal contare le calorie. Essere consapevoli di quello che si mangia, mentre lo si mangia, non presuppone che ci sia un’ipervigilanza sul contenuto di quello che sto mangiando che ha invece l’obiettivo di decidere se posso o non posso mangiarlo. Il mangiare consapevolmente parte dalle sensazioni interne (mondo dei bisogni), il contare i nutrienti parte da un’idea di controllo (mondo esterno delle idee).
Mangiare solo cibi sani. Questo solitamente significa scegliere cibi privi di grassi, privi di carboidrati e/o con poche calorie.
Significa vedere il cibo come sano o insano, giusto o sbagliato, concesso o proibito, buono o cattivo. Questo dualismo, senza contestualizzazione o personalizzazione, rischia di restringere l’alimentazione in modo arbitrario e potenzialmente dannoso.
Un solo cibo, un solo pasto o un solo giorno non ti porteranno alla rovina.
Dovrebbero essere i tuoi bisogni (insieme alle tue idee), quando li ascolti, a farti scegliere cosa sia mangiabile o evitabile in un determinato momento.
Mangiare solo in specifici orari della giornata, indipendentemente dalla propria fame, è un lascito comune dell'abitudine dell’essere a dieta, specialmente il non mangiare dopo una certa ora la sera. La realtà è che i nostri corpi reagiscono a quello che facciamo durante la giornata e a che bisogni abbiamo in quel momento, piuttosto che ad un orario preciso.
Sebbene sia ragionevole il non voler andare a letto con lo stomaco pieno, perché potrebbe essere fastidioso, negare a un corpo affamato del cibo o dell’energia è un comportamento irragionevole. Bisognerebbe ascoltare sia il mondo dei bisogni che quello delle idee e fare una mediazione.
Punirsi per aver mangiato un cibo cattivo o proibito. Le punizioni possono essere: saltare il pasto successivo, mangiare meno, promettere di essere buoni il giorno dopo, oppure allenarsi di più.
Ridurre il cibo, specialmente quando i vestiti sono più stretti o prima di un evento speciale come un matrimonio o una cena. Quindi non un ridurre il cibo perché non ho fame (mondo dei bisogni e delle idee) ma un ridurre perché ho mangiato troppo o mangerò troppo dopo (mondo delle idee). Questo comportamento è frequentemente agito come forma inconsapevole di restrizione alimentazione.
Mangiare poco (restringere l’alimentazione) è un fattore di rischio per il mangiare troppo. Restringo la mia alimentazione anche se ho fame, questo mi porta ad avere sempre più fame, fino a che la fame è talmente tanta che non riesco ad avere il controllo su quello che mangio e mangio fino a sentirmi spiacevolmente pien_ e in colpa.
Ingannare e ritardare la fame bevendo caffè, tè, tisane o altre bevande. Questa è una strategia comune di chi è a dieta per alleviare i morsi della fame senza mangiare, ingannando lo stomaco riempiendolo di liquidi.
Dura poco, vedi sopra.
Limitare i carboidrati, finendo per non assumerne abbastanza.
I carboidrati sono i macronutrienti da cui traiamo energia, sono il nostro carburante. Possiamo sapere che sono indispensabili e allo stesso tempo possiamo mangiarne una quantità inadeguata perché li vediamo solo in relazione all’aumento di peso e non alla nostra capacità di funzionare.
In pubblico, indossare una maschera e mangiare solo quello che è considerato appropriato, con lo scopo di aderire alle aspettative degli altri.
Finisci per soffocare l’urgenza della fame per apparire come un mangiatore o una mangiatrice ideale: coscienzios_ e salutare.
L’urgenza però ritorna, è questione di tempo, e quando ritorna è molto più vorace e impellente. Questo comportamento di restrizione sociale finisce per ritorcertisi contro.
Entrare in competizione con qualcun altro che è a dieta sentendosi obbligat_ ad essere ugualmente virtuos_, se non di più, smettendo di ascoltare i propri bisogni. Può facilmente accadere quando gli amici, la famiglia, i colleghi o le persone per noi importanti sono a dieta.
Criticare, mettere in discussione o giudicare quello che si merita di mangiare basandosi su quanto e cosa si è mangiato precedentemente durante il giorno, piuttosto che sui segnali di fame e sazietà del corpo. Galleggiare nei sensi di colpa perché le porzioni dei propri spuntini o dei propri pasti non corrispondono alle porzioni normali concesse dalle diete.
Mangiare quando si è affamati (ascoltando la fame e riconoscendo quando non lo è o è viziata dall’emotività) non è una colpa, ma una necessità, un diritto.
Diventare vegetarian_ o vegan_ o mangiare senza glutine con il solo scopo di perdere peso. O eliminare intere categorie di alimenti solo per dimagrire e non perché ve ne sia una reale necessità o intenzione. O restringere l’alimentazione in nome di una generica e aspecifica salute.
Tutte le limitazioni arbitrarie, come già detto, possono impoverire l’alimentazione del soggetto e ingabbiarlo in schemi sempre più rigidi e monotoni. A cui poi facilmente si ribellerà.
Te ne vengono in mente altri? Ti ritrovi in qualcuno di questi comportamenti?
Hai qualche dubbio o curiosità?
Rispondi a questa email o scrivi a corpiarrosto@gmail.com
Fine
Ovviamente, se il vostro obiettivo è dietare per perdere peso e vi comportate come ho accennato, siete nel giusto.
Sappiate però che la relazione che avete con il cibo e con il vostro corpo, se appartenete a questo mondo (delle idee), può essere viziata e diventare problematica (perché finge di dimenticarsi del mondo dei bisogni, che prima o poi tornerà alla ribalta).
Vi ho annoiat_ abbastanza per oggi.
Pseudo ciao
Sara