Prima di raccontare questa storia voglio che sappiate che la morale (se esiste) non vuole essere un rimprovero o un pungolamento. Comprendo, e in parte conosco, le dinamiche che creano i comportamenti che vi narro.
Prendetela come un’istantanea capace di illustrare le più frequenti reazioni e solo uno dei tanti modi in cui possono essere percepite (la mia percezione non è la percezione di tutt_).
Ad alcune colleghe infatti piace militare e divulgare alle cene, sono propense alle dinamiche da cui io fuggo e sono orgogliose di essere dietiste e di scatenare quello che scatena l’essere dietista ad una cena. Ribadisco, tutte queste considerazioni sono personali e possono quindi non essere condivisibili.
Inoltre il mio essere convinta di non avere tutte le risposte e il mio modus operandi lavorativo (che si discosta di molto da quello collettivo) rendono questa scena ancora più dura da digerire (per me, non per voi).
Pensate questo racconto come un piccolo sfogo. Come un retroscena di un lavoro che forse non è il vostro, come un dietro le quinte del mio lavoro.
Come qualcosa che non si applica a tutti e può anche non essere condiviso.
Magari vi servirà da trampolino per altri pensieri catartici.
Provate a immaginare
Siete a una cena di gruppo con persone che conoscete poco, vecchie conoscenze, amici di amici, persone con cui condividete un percorso, una passione, o uno sport, ma non il resto.
Persone che conoscono solo una parte circoscritta o superata di voi o non vi conoscono affatto.
E tu, che ti conosci e che ci sei già passata, sai che sei una dietista ma non vorresti dirlo. Preferiresti inventarti scienziata o operaia, nuotatrice, elettricista, astrofisica, qualsiasi cosa ma non dietista. (Mi tranquillizza il fatto che faccio anche un altro lavoro e se non ho voglia di espormi posso ripiegare su una me alternativa, omettendo delle parti).
Riuscite a immaginare perché non voglio espormi e raccontarmi?
Probabilmente vi siete già trovati nella situazione in cui scoprite che qualcuno, seduto al tavolo con voi, è dietista/nutrizionista di professione. Come reagite?
Nel momento in cui mi chiedono che lavoro faccio, spero che dicendolo in fretta possano non capire o possano scambiarmi per una dentista (salvo poi pentirmene subito1).
Ma non importa quanto tu sia brava a bisbigliare e a distrarre le persone, ti beccano anche se dici
e capitolano, si agitano.
Ora supponiamo che tu lo abbia detto e che alcune persone lo abbiano sentito e che non abbiano intenzione di lasciare la morsa con cui ti tengono in ostaggio.
Non è finita, non si può sorvolare, c’è praticamente sempre il passaggio successivo.
Sono una dietista, d’accordo
Se casualmente avevo voglia di rimanere nell’ombra, mangiando tranquillamente, ridendo di assurdità volatili, tornerò a casa insoddisfatta e confusa.
Nel momento in cui vieni scoperta queste sono le più frequenti reazioni:
I convitati hanno delle questioni da sottoporti, delle domande da fare, vogliono risposte, ora, tra la prima e la seconda fetta di pizza. Risposte rivelatorie, fatti certi. Vogliono conferme, vogliono verità. Bramano conoscenza alimentare e nutrizionale.
Hanno bisogno di dimostrarti che saranno esemplari durante quella cena e che non è che tutti i giorni mangiano pizza. La cena diventa una messa in (s)cena.
Iniziano a raccontarti del loro peso e di come stanno con il loro corpo, di come si vedono, di come si piacciono o non si piacciono. Espongono al pubblico ludibrio le parti del loro corpo che ritengono deprecabili e si sviliscono al tuo cospetto. Alcune volte si umiliano insultandosi, a causa dei sensi di colpa che provano.
Iniziano a raccontarti delle loro abitudini alimentari, cosa mangiano a colazione, i loro cibi preferiti, quelli che proprio non riescono a mangiare, cercando approvazione e comprensione, giustificandosi in anticipo.
Si incupiscono, perché per loro è un argomento sofferto, perché metaforicamente gli hai appena grattato la crosta che stavano cercando di far seccare.
Iniziano a parlarti della loro digestione, qualcuno si spinge anche a parlarti delle sue feci. Aprono il catalogo di tutti i problemi gastrointestinali ed endocrinologici che li tengono in ostaggio, con dovizia di esempi e particolari.
Sparano frasi con cui sperano di attirare la tua attenzione e accendere un dibattito. Sperano di coglierti combattiva sui temi di attualità alimentare, sulle mode culinarie del momento, sugli stili alimentari mediatici che spopolano.
Vogliono confrontare la tua opinione con quella di qualche loro conoscenza, che sa tutto di alimentazione, perché legge o guarda…
Iniziano a guardarti con invidia sospettando tu sia un animale raro o un supereroe. Iniziano a sentirsi inferiori e ricattabili.
Tutta la tua professionalità si riduce al fare diete per far dimagrire le persone. E la dietista non è solo questo, per quanto mi riguarda. Anzi, è la parte meno stimolante della mia professione, lo stereotipo a cui non voglio appartenere.
Devo ascoltare i rimedi autoinflitti che le persone sono fiere di aver inscenato, le loro battaglie alimentari, ciò che hanno patito per modificare il loro corpo. Mi chiedono di validare il loro autolesionismo e di sentirsi dire Brava/o/i/e.
Devo fingere di credere a tutto quello che dicono per non dargli corda facendo altre domande (quanto mentiamo sull’alimentazione è una cosa che mi lascia sempre allibita e insieme divertita) .
Ti dicono che sanno che dovrebbero fare qualcosa (bere di più? meno grassi? meno carboidrati? più fibra?), qualcuno gliel’ha già detto, ma non lo fanno perché…
Aspettano le tue mosse e scrutano cosa mangi e che rapporto hai con il cibo o che corpo hai, se sei degna.
Ah, dovrei proprio dimagrire qualche chilo. Mi fai una dieta? Però…
Ma è vero che…
Ne ho dimenticata qualcuna? Sicuramente. Puoi mandarla a questa email o scrivere a corpiarrosto@gmail.com
Qualche anno fa ero a una delle sopracitate cene con un mio amico. Questo mio amico mi conosce da molto prima che io diventassi dietista e ha mangiato svariate volte con me.
I convitati, scoprendomi dietista, si lanciano nei comportamenti e commenti sopra citati. Io sorrido minimizzando.
Rivolgendosi a lui chiedono: Ti tiene a stecchetto? Deve essere dura mangiare con lei.
E lui, pacioso, risponde: Non mi ha mai detto nulla sul cibo o su come mangio.
E io mi sono sciolta.
Perché è così e perché avevo bisogno di sentirmi difesa (Grazie J, anche se probabilmente questo avvenimento non lo ricordi).
Caso chiuso. Prossimo argomento.
Nel mio immaginario, se non sto lavorando, allora non sono una dietista. Parliamo d’altro.
Una cena come quelle sopra descritte non è in nessun caso il luogo adatto per instaurare una relazione terapeutica o professionale e farlo è l’ultimo dei miei obiettivi.
Non mischiamo tutto.
Che poi con me è ancora peggio perché per prima cosa dovrei spiegarti cosa vuole dire essere una dietista non prescrittiva e avere un approccio neutro sul peso rompendoti il giochino (se vuoi ripassare c’è il Glossario), e poi dovrei dirti che non ho assolutamente voglia di iniziare una dissertazione della tua alimentazione o del tuo corpo in questa occasione conviviale (e che poco mi importa di quello che stai mangiando) e che il mio lavoro necessita di un tempo, di uno spazio e di un percorso e di tanto altro, che palesemente mancano mentre mangio una pizza la sera pensando ad altro.
Sfogo finito.
Chiedo venia.
A presto,
Sara
La persona che è cresciuta con me, che guarda caso è una dentista, appena palesa la sua professione scatena il delirio. Le persone gli mostrano l'ugola e tutti i denti intrisi di cibo, o le gengive che si ritraggono, i denti mancanti, le afte, o cose che mentre si mangia non è saggio citare, figurarsi vedere.